Con il termine "elettroterapia" si indica l'utilizzo a scopo terapeutico dell'energia elettrica in tutte le sue forme, dalla corrente continua alle correnti variabili.
Nell’ambito della corrente continua si parla della cosiddetta corrente galvanica: i suoi ambiti di utilizzo sono molteplici e comprendono diversi tipi di terapie, come anche la ionoforesi che, attraverso le proprietà di determinati farmaci li veicola, mediante la corrente stessa, nella zona da trattare.
All’interno invece delle correnti variabili troviamo altri tipi e utilizzi: le correnti eccitomotorie (elettroterapia di stimolazione), quelle con effetto antalgico (correnti diadinamiche e TENS) e quelle con effetto termico (diatermia).
Per quanto riguarda specificatamente l’elettroterapia stimolante o di stimolazione, dobbiamo sapere che fisiologicamente la contrazione di un muscolo o di alcune fibre avviene mediante impulsi nervosi eccitatori che possono essere replicati tramite questo specifico tipo di terapia attraverso alcuni tipi di correnti.
Tra le correnti chiamate in causa in questo processo ci sono la corrente continua interrotta, la corrente faradica e le correnti pulsanti ad impulsi regolabili (correnti esponenziali, triangolari e rettangolari): la prima non viene quasi mai usata in fisioterapia perché limitatamente tollerabile, la seconda è stata eliminata negli apparecchi erogatori più recenti, mentre la terza è efficace con gruppi muscolari normalmente innervati o anche non correttamente innervati (attraverso l’utilizzo di impulsi selettivi).
La stimolazione del muscolo si rivela efficace a patto che rispetti determinati canoni fisologici:
la corrente deve essere sufficientemente intensa;
la variazione di intensità deve essere rapida;
l'azione avvenga per un certo tempo secondo rapporti ben definiti.
La stimolazione avviene solitamente con un elettrodo collegato al polo positivo (elettrodo indifferente) ed un elettrodo più piccolo collegato al polo negativo (elettrodo attivo), da porsi sul punto motore del muscolo da trattare.
La scelta della durata dell'impulso avviene secondo la tolleranza del paziente, il cui feedback realistico è fondamentale per l’operatore. In ogni caso è importante una contrazione ben visibile per poter ottenere una valida stimolazione.
Questo tipo di terapia è indicata nei casi di ipotrofia da non uso (ad esempio nel post-operatorio immediato, per reclutare le fibre muscolari sopite) e per le paralisi per lesione del secondo motoneurone.
Una volta svegliate però, bisogna utilizzare un diverso tipo di elettrostimolazione (COMPEX) se si vuole veramente incrementare il tono-trofismo e il potenziamento del muscolo in oggetto.
È importante sottolineare, comunque, che l’elettroterapia di stimolazione non possiede alcuna influenza terapeutica sui processi di degenerazione e rigenerazione del neurone motore: essa invece mira ad intervenire direttamente sul metabolismo muscolare, prevenendo e ritardando i fenomeni di metaplasma fibrosa che fatalmente conseguono alla sospensione dell’impulso nervoso fisiologico. Il mantenimento del tono e del trofismo muscolare è della massima importanza nel superamento dei fenomeni paralitici, in quanto permette che lo spontaneo processo di reinnervazione trovi un terreno confacente al recupero funzionale.
Non è invece adatta nei casi di portatori di pace-maker e nei casi di intolleranza alla corrente utilizzata.