Fisioterapia in aiuto dei pazienti con Covid-19
La maggior parte delle persone che contraggono il coronavirvus (COVID-19) guarisce. Ma circa il 14% avrà una grave infezione e un ulteriore 6% si ammalerà gravemente. La ricerca mostra che il 16% delle persone ricoverate necessita di un letto di terapia intensiva, spesso per periodi di tempo prolungati. Altri ancora dovranno essere messi in coma farmacologico.
Durante questo periodo critico i fisioterapisti monitoreranno i pazienti a distanza, osservando fattori come: livelli di ossigeno, risultati delle analisi del sangue e scansioni polmonari. I fisioterapisti saranno pronti a intervenire caso in cui il paziente, ricoverato per COVID-19, presenti i seguenti sintomi:
1 - Basso livello di ossigeno nel sangue
Le persone con gravi infezioni da COVID-19 soffrono di un basso livello di ossigeno nel sangue. I pazienti con difficoltà respiratorie, a causa del virus, avranno un peggioramento della funzione polmonare e non saranno in grado di far circolare correttamente l'ossigeno agli organi essenziali del corpo.
Nei casi da moderati a gravi di COVID-19, si raccomanda la posizione prona (sdraiato a faccia in giù). Stare sdraiati a faccia in giù per periodi prolungati può aumentare i livelli di ossigeno nel sangue. Tale postura aiuta a convogliare l'aria al flusso sanguigno nei polmoni e apre anche aree di tessuto polmonare permettendo un maggiore scambio di gas.
Spesso, questo trattamento viene utilizzato quando i pazienti sono ancora gravemente malati a causa di COVID-19. Spostare più volte il paziente, dalla posizione supina a quella prona e viceversa, richiede un ampio team di personale specializzato che può includere fisioterapisti. I fisioterapisti possono anche raccomandare altre posizioni (come sdraiarsi su un fianco) per aiutare la funzione polmonare a seconda delle condizioni del paziente.
I fisioterapisti possono essere coinvolti nel trattamento di persone che utilizzano la ventilazione non invasiva o, in alcuni casi, possono suggerire, o configurare questa apparecchiatura per migliorare la funzione polmonare.
La ventilazione non invasiva è una forma di supporto respiratorio che non comporta l'inserimento di un tubo nelle vie aeree. Questo di solito viene fatto attraverso una maschera facciale, o un 'elmetto"', che può limitare la diffusione delle goccioline del virus.
Tuttavia, l'uso della ventilazione non invasiva nel trattamento del COVID-19 è ancora oggetto di dibattito. La ricerca indica che la ventilazione non invasiva non ha funzionato bene per le persone con altri tipi di malattie virali (come la MERS), il che potrebbe significare che potrebbe esserci un alto tasso di fallimento nel COVID-19. L'intubazione precoce (posizionamento di un tubo nelle vie aeree) e la ventilazione sono spesso preferite per casi di COVID-19 grave.
2 - Muco nei polmoni e difficoltà respiratorie
Mentre molte persone con COVID-19 hanno una tosse secca e non hanno problemi con accumulo di muco in eccesso, i dati di uno studio cinese hanno riferito che il 34% dei pazienti con COVID-19 grave aveva un eccesso di muco. Questo accumulo può verificarsi dopo essere stato ricoverato in terapia intensiva.
Per alcuni casi gravi di COVID-19, i fisioterapisti potrebbero erogare l'iperinflazione del ventilatore per simulare respiri più ampi o utilizzare un catetere flessibile per aspirare il muco, senza la necessità di scollegare la persona dal ventilatore.
Ai pazienti possono anche essere insegnati esercizi di respirazione per aiutarli a tossire il muco da soli. Coloro che soffrono di mancanza di respiro, o difficoltà di respirazione in genere, possono essere informati sul posizionamento, sulle tecniche di respirazione rilassata e sulla modifica delle loro attività quotidiane.
Tuttavia, alcune tecniche di respirazione utilizzate per eliminare il muco provocheranno tosse, ma ciò favorirebbe la la diffusione del coronavirus: i fisioterapisti avranno quindi bisogno di dispositivi di protezione individuale completi, nonché di una stanza a pressione negativa (dove l'aria non può circolare all'esterno della stanza) per prevenire l'ulteriore diffusione del virus.
3 - Debolezza
Un grande obiettivo della fisioterapia durante la pandemia è quello di far muovere i pazienti il prima possibile: si può iniziare semplicemente muovendo le braccia e le gambe direttamente nel letto. I fisioterapisti gestiranno da vicino i segni vitali (come i livelli di ossigeno, la frequenza respiratoria e la pressione sanguigna) per garantire che i movimenti siano tollerati in modo sicuro.
La riabilitazione varierà anche a seconda delle condizioni del paziente. Stanchezza, o affaticamento sono segnalati in circa il 40% dei pazienti, quindi i fisioterapisti stimoleranno l'attività e potenzialmente vedranno i pazienti con maggior frequenza per sessioni di trattamento più brevi.
Per chi soffre di infezioni gravi, anche i più piccoli movimenti possono essere estenuanti e causare rapidi cali dei livelli di ossigeno. La riabilitazione sarà pianificata con cura e progredirà gradualmente: sedersi sul bordo del letto, alzarsi in piedi, marciare sul posto, o camminare. L'obiettivo varierà a seconda della risposta del paziente allo sforzo.
I pazienti ospedalizzati con COVID-19 sono più comunemente persone anziane con problematiche pregresse, come problemi renali, ipertensione, diabete, malattia coronarica e obesità. Alcuni pazienti possono anche sviluppare danni ai polmoni e ai reni, cardiaci ed epatici durante il recupero dalla fase critica. Tutti questi fattori influenzano la loro capacità di recupero e i fisioterapisti devono valutare attentamente la loro riabilitazione.
Poiché il recupero e la riabilitazione richiedono del tempo, l'utilizzo di tecnologie come la 'tele-riabilitazione' o altre forme di fisioterapia a distanza può aiutare i pazienti a tornare in buona salute anche dopo aver lasciato l'ospedale.
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